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Ginnaste al muro

 

L’immagine ha vinto la medaglia d’argento al Word Press Photo 2017. Non è dato a sapere se le quattro allieve della Scuola di ginnastica di Xuzhou in Cina abbiano già vinto delle medaglie. Dal fotografo Tiejun Wang si sa solo che il loro allenamento pomeridiano consiste nel restare sulle punte dei piedi al muro per mezz’ora.

Ma il suo scatto dice molto di più. Svela una dottrina dello sport di alto livello che solo i romantici più incalliti credevano scomparsa dalla faccia della terra. È in bianco e nero, e non poteva essere altrimenti. Lo sfondo grigio della parete non riesce a smussare le cosce gonfie, i polpacci punteggiati di ematomi, le braccia incrociate come a rintuzzare un brivido di freddo, le labbra tirate, gli sguardi tristi. Le quattro bambine sono lì in silenzio in una palestra disadorna. E come potrebbero parlare? Tutto il loro sangue rifluisce nei muscoli e svuota la mente in un lavaggio del cervello che irrobustisce il corpo ma annulla l’anima. Dobbiamo parlare noi per loro.

A D’Artagnan la foto fa venire il voltastomaco. Se fosse lì con le ginnaste, punterebbe la spada al petto del loro allenatore o della loro allenatrice. Se li immagina delle persone sulla sessantina, animate più dal bisogno di sorvegliare con il cronometro in mano che dalla passione per la ginnastica. Il fisico sfibrato da ore in palestra, la sensibilità ingabbiata in un passato costellato da sacrifici e da dolori con cui alimentano una visione del successo che a lungo termine conduce alla sconfitta e al naufragio di un sogno. Quello di divertirsi facendo sport, anche ad alto livello.

23 Febbraio 2017

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