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Calcio su territori occupati

Calcio territori occupati

D’Artagnan ha scoperto che l’infinita guerra tra Israele e Palestina si è infiltrata anche nel calcio. Ecco i fatti: sei club israeliani si allenano e disputano partite ufficiali su campi situati negli insediamenti tra Golan, Cisgiordania e Gerusalemme Est. Vale a dire giocano a football su territori occupati illegalmente, come ha sancito una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU.

Solitamente fautore del principio di non mescolare lo sport alla politica, questa volta D’Artagnan è favorevole a un intervento da parte della massima autorità in fatto di calcio, ovvero la FIFA. E non è l’unico. Infatti, di recente, una sessantina di parlamentari svizzeri ha scritto al presidente Gianni Infantino chiedendogli di espellere i sei club dal campionato israeliano. Lo statuto della FIFA parla chiaro: un’associazione non può giocare nel territorio di un’altra associazione senza il permesso di quest’ultima. La regola è già stata applicata con fermezza in Crimea dopo l’annessione russa del 2014.

Mentre la FIFA temporeggia, un paio di incidenti sono già avvenuti ai checkpoint. In uno di questi, alcuni soldati israeliani hanno imbracciato le armi e sparato ai piedi di due giovani calciatori palestinesi, stroncandone di fatto la carriera.

È vero che la decisione di espellere i club dal campionato lederebbe il diritto dei bambini israeliani di giocare a pallone. Ma questo diritto, di fatto, è negato ai bambini palestinesi che non possono muoversi liberamente ‒ e giocare a calcio ‒ su terreni che gli sono stati sottratti illegalmente.

21 Aprile 2017

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